giovedì 30 giugno 2011

La certificazione del regime

Un paese in cui un organo amministrativo può chiudere qualsiasi sito web senza il coinvolgimento dell'autorità giudiziaria e senza che nessun organo possa valutare la legittimità delle sue decisioni, non è una democrazia.

Questo è esattamente quello che l'attuale maggioranza di governo sta per fare con l'attribuzione all' AGCOM del potere assoluto di censura del web. E, va detto, grazie alla sostanziale e colpevole indifferenza dell'opposizione. Le censure non sono mai viste troppo male da chi governa, come illustra perfettamente il Dalemapensiero sulle intercettazioni telefoniche, e se si fa passare sotto silenzio una grave porcata come quella che sta per essere messa in atto, si potrà poi sfruttarla a proprio favore nella prossima legislatura.

In questi giorni riflettevo sulla rivoluzione silenziosa e sulla democrazia. Il nemico del popolo è il potere. Qualunque potere. L'unico modo per ottenere giustizia sociale è strappare il potere dalle mani di chi lo detiene e distribuirlo il più equamente possibile. Strumento del potere dal basso, in tutte le rivoluzioni di questa primavera, è stata internet. Normale che adesso in Italia, che non è certo un paese liberale, la si voglia imbavagliare.

E non ci si faccia ingannare dalla bufala dei diritti d'autore. Qualsiasi blog, spazio, pagina di facebook, post su tumblr e via dicendo è una violazione del diritto d'autore. Le immagini, le frasi citazioni, gli stessi link costituiscono, o potrebbero essere letti come, una violazione del diritto d'autore. Internet ed il paradigma di ipertesto costituiscono di fatto un superamento del diritto d'autore. Fate un rapido conto: quante immagini, citazioni, frasi, link contiene il vostro spazio su internet di cui non potete dimostrare di detenere i diritti? Questo è il grimaldello perfetto per decidere, arbitrariamente, di chiudere qualsiasi pagina scomoda, oltretutto col pretesto di difendere dei diritti, e non di esercitare una censura politica.

Dice bene Gilioli: dopo la vittoria del referendum era logico aspettarsi un attacco alla rete, che quella vittoria ha reso possibile.

Qui e qui approfondimenti, questa e quest'altra invece le pagine per la mobilitazione online. Ma non basta. Occorre scendere in piazza e farsi valere, dare corpo alle esigenze minime di libertà che costituiscono il presupposto minimo per continuare a ritenersi cittadini di questo paese.

martedì 21 giugno 2011

Serate


Posto poco, ultimamente. Dormo anche, poco, e spesso mi perdo tra i pensieri. Un annuncio domenica segna una separazione importante, e penso a mani un tempo paffute e ora non più, che presto accarezzeranno spiagge assolate e ad occhi dolci che vivranno la loro vita altrove, almeno per un po'. E' normale realizzarsi, anche con distacchi che in fondo ho sempre favorito. Eppure l'annuncio mi spiazza, e dopo le feste e l'entusiasmo per questo passo importante mi sento anche un po' sperso, come se un pezzo della mia identità si trasformasse in qualcosa di diverso. Adesso che non ho addosso la responsabilità di esserci, mi trovo ad averne la voglia, e come al solito faccio i conti con me stesso, e con la vita che passa. Forse anche per questo è importante trovare il desiderio di approfittare di una occasione e, senza risparmiarsi, godere di una serata diversa.

lunedì 13 giugno 2011

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


PEPEPEPEPEPE PEPEPEPEPEPE PEPEPEPEPEPE PEPE.... ZARZUERA ZARZUERA.... BRIGITTE BARDOT BARDOT....

Partecipazione



Giorni fa avevo aderito all'iniziativa del battiquorum, dove se automuniti si poteva dare disponibilità per accompagnare un anziano o un disabile a votare. Così due giorni fa mi hanno mandato il nome e l'indirizzo di quella che ho scoperto oggi essere una simpatica anziana signora. E' stata una bellissima esperienza, la signora in questione è una poetessa e scrittrice con all'attivo una venticinquina di libri e numerose collaborazioni a riviste letterarie. Mi ha persino regalato tre sue opere, che adesso sono in attesa di lettura. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata però l'atmosfera generale, ai seggi. Ho incontrato persone gioiose, felici di essere lì ad esercitare un loro diritto, e per la prima volta da molto molto tempo ho notato sui volti di tutti un sorriso scambievole, un salutarsi quasi affettuoso tra sconosciuti. Un senso di partecipazione. E penso che se dovesse durare, se davvero gli italiani scoprissero di potersi riappropriare della loro vita e del loro paese, se questo senso di appartenere ad una comunità durasse, sarebbe una conquista ben più grande del quorum e del bando del nucleare. Sarebbe la speranza di una trasformazione possibile e, quindi, irrinunciabile.