mercoledì 29 settembre 2010

Prove tecniche di trasmissione


Ultimamente pare che sbagli le parole. Mi chiedo come sia possibile, a me sembrano tanto chiare, ma in fondo le parole sono una convenzione, se non ci si accorda sul significato finisce che io intendo una cosa e viene fuori l'opposto. Allora meglio fermarsi un'attimo, studiare, cercare, accordare il vocabolario, forse trovare altri mezzi per dire, che fortunatamente ci sono. Per ora quindi, silenzio.

lunedì 20 settembre 2010

Mamma Mia!


Chiariamo subito, io questo film non l'ho visto. L'ho subito. Purtroppo nonostante mi sia liberato del mostro catodico da ormai molti anni, esistono luoghi pubblici dove la sua presenza viene considerata in modo positivo. Credo si tratti di una forma di superstizione e per questo, trovandola una inoffensiva buffonata, sono persino disposto a tollerarla allo stesso modo in cui tollero i pupazzi di babbo natale, le renne al neon, il crocifisso o le uova di pasqua di cioccolata (la colomba no, la colomba la odio). Almeno finché non la accendono. Anche in questo caso comunque, essendo estremamente ben disposto nei confronti del genere umano, posso capire che esistano persone per le quali possa risultare vitale tenersi informate sul punteggio di una qualsivoglia contesa sportiva, quindi non mi pongo il problema di un televisore acceso, magari senza sonoro, in un posto tipo bar di periferia col perlinato, il puzzo di fumo ed il tavolo da biliardo. Invece capita di trovarne uno in funzione, e col volume al massimo, in un ristorante. Roba da pazzi. Mi sono trovato quindi costretto a subire questo musical per vecchie carampane tutto il tempo della cena. Ho cercato di ingurgitare il tutto più rapidamente possibile, conscio del fatto che ridurre i tempi di percorrenza dell'immancabile carovana "spaghetto al pomodoro - bistecca di maiale - insalata verde" sulle mie papille gustative avrebbe potuto solo migliorarne la percezione. Ciononostante, ne ho visto un bel pezzettone, comunque più di quanto avrei voluto. Sicuramente ci sono molte persone che apprezzano un musical più di quanto sappia farlo io. Tipo alcuni miliardi. Però insomma, Fred Astaire e Ginger Rogers li apprezzavo. Anche di "Cenerentolo" con Jerry Lewis ho un buon ricordo. Ma ragazzi, questa storia è inguardabile. Tutta una tirata di Abba con i balletti di Meryl Streep che ormai avrà tipo quanto? Sessant'anni? E ragazzi, non ha MAI ballato prima!! Tutta la vita a recitare in ruoli drammatici, impegnativi, importanti, a nemmeno trent'anni ha fatto "Il cacciatore", e a sessanta che fa? Balla. Insomma, balla, si fa per dire, c'è voluta la Industrial Light & Magic per dare l'illusione del movimento. E le gambe si vede che sono fatte al computer. E cosa dire delle canzoni? Anche qui intendiamoci, non è che parliamo di mozart (e basta con questo sdoganare tutto, che c'è gente che negli anni settanta agli abba avrebbe dato fuoco alla macchina e che ora li rivaluta, tra trent'anni rivaluteranno le spice girls, suppongo) ma insomma, anche loro avrebbero meritato più rispetto. Un brutto film che potrebbe essere usato come test di virilità, un po' come il "Macho Man" di "In & Out". Domani mi faccio un panino con la nduja al baracchino all'angolo.

Io

A volte sono proprio uno scemo. Ma se questa visione del mondo in cui gli altri sono degli stronzi me l'hanno voluta ficcare in testa a calci nel culo (che pensandoci non è che ci volesse un genio a capire che non è cosí che si fa), io continuo a pensare che una cura sia possibile. Perché che gli altri non sono tutti cosí, io lo so. E c'ho le prove.

domenica 19 settembre 2010

In partenza


Stasera sarò qui. Che contrariamente a quello che potrebbe sembrare, non è Miami. La cosa strana è che ormai da un paio di giorni dico che domenica parto per andare a Pescara e tutti mi rispondono "ah ti piace pescare? Non l'avrei mai detto". Si vede non ho il fisico da pescatore. Mi sembra già tanto.

giovedì 9 settembre 2010

Il senso giusto


Il senso giusto

Tutto quello che passa
per le tue mani
ha una dolce impronta
un senso giusto
un sapore di semi
si riscatta dall'onta
del suo essere plumbeo
ogni ruga si spiana
sull'arco della fronte
chi da te si diparte
a te ritorna
come un pane sparito
rifiorito nel forno.
(Bartolo Cattafi)

martedì 7 settembre 2010

Zavorre


In macchina, solo, giro col bagaglio minimo. Allenato dai traslochi, dai cambiamenti, da rivoluzioni che a dispetto del nome non sono un girare su se stessi, getto fuori zavorra, più leggero ad ogni passo. Sgombro gli scatoloni, ritrovo cose che credevo perdute, una spolverata, il tempo di rimirarle un secondo, di dedicar loro un sorriso, poi via. Le cose odiate per prime, quindi le cose inutili, dunque le utili ed infine le amate. Persino i libri, feticcio adorato, penso di sgomberare a breve. Faccio posto, perché il nuovo trovi spazi da riempire. Getto alla fine anche gli oggetti che uno chiama ricordi, che non servono a niente, perché c'è la memoria, che rimodella e reinventa il passato, aggiungendo o sottraendo particolari a seconda del momento, ritrovando da sola attimi, odori e suoni che un simbolo può solo mortificare, imprigionandoli in una forma data. Non rinnego nulla, nella memoria restano gemme preziose, ma le cose finiscono per legarci, richiedono cura e attenzione, ed io ho troppa strada da fare per restare indietro. Quello che ero non è quello che sono, quello che è stato non è quello che è. La memoria è una cosa viva, il ricordo un cadavere. E poi non voglio che qualcuno si trovi all'incomodo di rassettare la casa e smistare ciò che si tiene da ciò che va nel cassonetto, a valutare l'enigma di un fiore essiccato o di un oggetto misterioso. Mi muovo veloce, cercando di staccarmi dalla mia stessa ombra e, col timore di perdermi, spero invece di trovarmi.

giovedì 2 settembre 2010

Coma farmacologico


Di solito non parlo apertamente di politica. Anche se politica è tutto, anche fare la spesa. Anzi, soprattutto, fare la spesa. Ma insomma normalmente non ne parlo anche perché, da quando B. è al potere, cioè sedici anni filati (come passa il tempo quando ci si diverte, eh?), la politica è diventata, per una precisa strategia, questione di fede. Il voto non è più rappresentativo (VOTO chi rappresenta le mie idee, a prescindere dalla formazione) ma dogmatico (SONO di destra/di sinistra) e coi dogmatismi non si ragiona. Così il voto, unica arma in mano al cittadino, prezioso strumento di pressione democratica, viene disinnescato e diventa una mera testimonianza di fede. Tutta retorica, populismo, semplificazione di pensieri e concetti che tanto il popolo bue finché gli dai panem et circenses se ne sta buono. Almeno finché non finisce il pane, e manca poco. Ma stavolta non riesco a stare zitto. Infatti, seppur di rimbalzo che non ho la televisione ed i giornali non li leggo più, mi è giunta notizia della lettera aperta che il segretario del PD, Bersani, ha scritto a Repubblica. E una frase mi ha fatto capire che, purtroppo, non esiste una via di uscita incruenta da questa situazione. La riporto per intero (non sono riuscito a non commentare):

Noi proporremmo [col condizionale: non propongono, proporrebbero.] un'alleanza democratica per una legislatura costituente. Un'alleanza capace finalmente di sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo [Perché non dire semplicemente "per mandare a casa la peggiore manica di delinquenti che il paese abbia mai visto"?], capace di riaffermare i principi costituzionali, di rafforzare le istituzioni rendendo più efficiente una salda democrazia parlamentare (a cominciare da una nuova legge elettorale) [quando finalmente avrete deciso quale] e di promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere [il federalismo che unisce è come la guerra per la pace]. Sto parlando di una alleanza che può assumere, nell'emergenza [un indizio: se dura da sedici anni non è più una emergenza], la forma di un patto politico ed elettorale vero e proprio, o che invece può assumere forme più articolate di convergenza che garantiscano comunque un impegno comune sugli essenziali fondamenti costituzionali e sulle regole del gioco [e le due ipotesi, a seconda di che?]. Una proposta che potrebbe [potrebbe eh, si fa per dire] coinvolgere anche forze contrarie al berlusconismo che in un contesto politico normale (come già avviene in Europa) avrebbero un'altra collocazione; una proposta che dovrebbe [dovrebbe eh, poi insomma] rivolgersi ad energie esterne ai partiti interessate ad una svolta democratica, civica e morale. Come si vede, questa idea nasce dalla convinzione che la fuoriuscita dal berlusconismo non sia un processo lineare, cioè legato ad una semplice alternanza di governo in un sistema che funziona. Si dovrà uscire, lo ribadisco, da una fase politica e culturale e non solo da un governo, verso una repubblica in cui alternanza e bipolarismo assumano la forma di una vera fisiologia democratica. Per dare l'impulso decisivo a questo cruciale passaggio occorre l'impegno univoco, leale, convinto e coeso di tutte le forze progressiste, che sono adesso chiamate a mettersi all'altezza di una responsabilità democratica e nazionale. Come potrebbero queste forze essere credibili se in un simile frangente non dessero per prime una prova di consapevolezza, di unità e di determinazione comune? [Già, come?] Ecco allora la proposta di un percorso comune delle forze di centrosinistra interessate ad una piattaforma fatta di lavoro, di civismo, di equità, di innovazione e disponibili ad impegnarsi ad una progressiva semplificazione politica e organizzativa che rafforzi il grande campo del centrosinistra. Un simile percorso dovrebbe lasciarci definitivamente alle spalle l'esperienza dell'Unione e prendere semmai la forma e la coerenza di un nuovo Ulivo. Un nuovo Ulivo in cui i partiti del centro sinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l'Italia e per l'Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese. Dunque, un nuovo Ulivo ed una Alleanza per la democrazia. Su queste proposte il Pd vuole esprimere la sua funzione nazionale e di governo. [ E sticazzi?]

Unione? Ulivo? Ma Bersani, di che parla? E soprattutto, a chi parla? Pensa davvero che i cittadini italiani abbiano capito che differenza ci fosse tra l'uno e l'altro? Pensa che agli elettori freghi qualcosa di come decidono di chiamarsi, se Ulivo, Unione o Clarabella? Che delle lotte intestine tra Veltroniani e Dalemiani freghi qualcosa a qualcuno? Lo sa o no che ancora nessuno ha capito perché non ci sia ancora Fassino al posto suo? O Veltroni? O Francheschini? (D'Alema no, non lo rimpiange nessuno. Troppo intelligente, immagino). Lo capisce o no che le persone si abituano alle facce, ai nomi, alle parlate e questa girandola di segretari nessuno ha capito a che serve? Non lasciamoci ingannare dal fatto che Bersani scriva su un giornale usando la formula della lettera aperta, è evidente che non è ai cittadini italiani che si sta rivolgendo: quello di Bersani è un messaggio trasversale diretto ai suoi colleghi politici, un pizzino in cui si cerca di organizzare la strategia futura per provare a grattugiare un margine di eletti in più. Un tentativo, l'ennesimo e nemmeno il migliore, di rimettere insieme la Bindi e Bertinotti, Vendola e Di Pietro, la Binetti e Igor Marino, per poi tornare a dividersi su ogni minima stronzata all'indomani delle elezioni. Il governo Berlusconi è stato ad un passo dal cadere e nel PD non sono riusciti nemmeno a mettersi d'accordo su una proposta comune di riforma elettorale. La sinistra italiana è talmente evanescente che le uniche cose di sinistra nell'ultimo anno le hanno dette Fini e Famiglia Cristiana. Ma di che cazzo parla, Bersani? BERSANI, DIOLUPO, SONO SEDICI ANNI CHE CI AVETE LASCIATO IN BALIA DI QUESTI STRONZI E ANCORA STATE A DISCUTERE SUI NOMI??? Questa classe politica è morta, qualcuno abbia la decenza di staccare la spina.

Lo so. Giuro non ne parlo più, di politica. Ma uno che parla così a me fa cascare le palle.