giovedì 6 ottobre 2011

Il discorso di Stanford




Voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie. La prima storia è su una cosa che io chiamo 'unire i puntini' di una vita. Quand'ero ragazzo, ho abbandonato l'università, il Reed College, dopo il primo semestre. Ho continuato a seguire alcuni corsi informalmente per un altro anno e mezzo, poi me ne sono andato del tutto. Perché l'ho fatto? è iniziato tutto prima che nascessi. La mia mamma biologica era una giovane studentessa universitaria non sposata e quando rimase incinta decise di darmi in adozione. Voleva assolutamente che io fossi adottato da una coppia di laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare sin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però, quando arrivai io, questa coppia - all'ultimo minuto - disse che voleva adottare una femmina. Così, quelli che poi sarebbero diventati i miei genitori adottivi, e che erano al secondo posto nella lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?". Loro risposero: "Certamente!". Più tardi la mia mamma biologica scoprì che questa coppia non era laureata: la donna non aveva mai finito il college e l'uomo non si era nemmeno diplomato al liceo. Allora la mia mamma biologica si rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college. Questo è stato l'inizio della mia vita.

Così, come stabilito, parecchi anni dopo, nel 1972, andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno troppo costoso, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi non riuscivo a trovarci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta una vita.

Così decisi di mollare e di avere fiducia, che tutto sarebbe andato bene lo stesso.

Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso in vita mia.

Nel momento in cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a entrare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca-Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e potermi comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio degli Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all'epoca offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del Paese. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri con e senza le 'grazie', capii la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, compresi che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era bello, ma anche artistico, storico, e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose, però, aveva alcuna speranza di trovare un'applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo per il Mac. è stato il primo computer dotato di capacità tipografiche evolute. Se non avessi lasciato i corsi ufficiali e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente, all'epoca in cui ero al college era impossibile per me 'unire i puntini' guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.

A mai piú

È morto Steve Jobs. Non ho parole, è stato un genio e un faro, una fonte di ispirazione costante che ha influenzato profondamente la vita di tutti. A mai piú Steve. Mi mancherai.


mercoledì 5 ottobre 2011

Tornare a est.

Leggo molto, in questi giorni, sulle leggi inevitabilmente sempre più infami che questa classe politica continua a sfornare, ormai avvitata su se stessa in una caduta verticale di cui si comincia appena ad intravedere l'esito finale. Nessuna sorpresa, la soppressione delle libertà civili diventa sempre più brutale ed evidente quanto più si esaurisce il consenso che finora aveva consentito a costoro di rinunciare, pur malvolentieri, al manganello. Una rinuncia post ideologica, amorale, mantenuta finora per pura convenienza, per solo calcolo del rapporto costi/benefici. Più il consenso si erode, tanto più manifesta diventa la violenza del potere, in una progressione geometrica il cui esito disastroso è ormai difficilmente disinnescabile. Una delle conseguenze positive, volendo trovarci del buono, è che molti cominciano ad aprire gli occhi, ma sempre molto lentamente. Prendiamo il caso di Wikipedia e del famigerato decreto "ammazzablog": si paventa la chiusura dei blog italiani, Wikipedia oscura la prima pagina e, quindi, la popolazione (quella che ancora ha una relazione col mondo in cui vive, e non credo sia la maggioranza), giustamente, si indigna e si mobilita. L'Italia, si legge, rischia di diventare come l'Iran, la Birmania o la Cina, e la notizia dell'articolo 29 riempie le prime pagine dei giornali. E questo accade giustamente, anzi è una bella cosa che ci dimostra che siamo ancora capaci di indignarci, tutto sommato. Però, quando domattina l'articolo 29 sarà emendato o stralciato dalla norma, come appare ormai ovvio, l'effetto sarà che tutti parleranno di questa "vittoria", e diverrà impossibile mantenere lo stesso livello di attenzione su tutti gli altri articoli, ugualmente liberticidi e infami, di quel decreto legge. Mi torna in mente quel piccolo gioiello di leggerezza e poesia che è "A Ovest di Paperino" e, in particolare, alla scena in cui Athina Cenci avvicinava uno sconosciuto.

«Scusa, c'hai mica centomila lire?»
«EH???»
«T'ho fatto paura eh? Dammi cento lire, vai!»

Ecco, la classe politica attuale perpetra da anni lo stesso giochino, anche se in modo violento, privo della fantasia del film. Minacciano di chiudere internet, poi quando lo sdegno costringe alla ennesima, prevista marcia indietro (ma se non ci fossimo sdegnati sarebbero stati ben felici di andare fino in fondo, di questo non bisogna dubitare nemmeno un secondo), approfittano del momento in cui tutti tirano il fiato per infilare qualche altra porcata. Siamo in mano a dei dittatori, non violenti soltanto finché la violenza non converrà. Coi dittatori non si tratta né si firmano tregue.