domenica 17 aprile 2016

Sorprese

Entro, mi guardo intorno e leggo una data: 19 Luglio 2014. Sono quasi due anni che non scrivo qui. Vado con la memoria al tempo trascorso, alle azioni svolte e al pensiero che le animava e mi dico che sì, è esatto. In questo tempo non ho avuto nulla da aggiungere a questo percorso perché questo non è un diario o, se lo è, è un diario che parla di rapporto e, per appoggiare le dita sulla tastiera, occorre che accada qualcosa che muove il pensiero e che suona con una parola: trasformazione. Così, accade che guidando verso sera in direzione di una cena improvvisa si presenti una immagine di gite domenicali e automobili stipate, di un pianificare concreto che è diverso in tutto dal sogno a occhi aperti, di un desiderio senza bramosia. E di una parola, famiglia, che non fa paura, e suona dolce. Ho sognato un cane bianco, tozzo, massiccio, dal muso stondato, di nome Aldo. "Il cane significa fiducia", mi dicono, e penso che forse sì, e la memoria va a un diverso cane bianco, sognato ma non da me, e a una famiglia, la famiglia che mi sono scelto, che presto sarà qui, riunita, per un abbraccio che è anche una presentazione. Su un divano azzurro un pensiero nuovo mi coglie alla sprovvista, sul tavolo accanto un puzzle mi ricorda che, forse, la felicità è questo trovarsi senza essersi cercati, questo incastrarsi privo di tensione, questa naturalezza che accompagna ogni novità. E per oggi basta questo.