martedì 29 novembre 2016

Memorie del nosocomio


Un anno fa, mi rammenta facebook. Un anno da ora, un anno da qui. Un altro mondo. In dodici mesi può accadere, ho scoperto non senza enorme meraviglia. I nodi allo stomaco, le budella ingarbugliate, compagne di mesi e mesi, scomparse. I pensieri fissi, scordati. Finite le palpitazioni, le febbri, le pasticche, le corse al pronto soccorso o dal cardiologo a cercare, nel corpo, le cause di un malessere che col corpo non aveva a che fare. Finito il sentirsi, ancora e ancora, sbagliati, fuori posto, non abbastanza. Finito anche il sentirsi troppo, in eccesso, come un gigante costretto a dormire coi piedi fuori dal letto. In dodici mesi la terra compie una rivoluzione intorno al sole e rivoluzioni ancora più grandi possono accadere dentro di noi, se ce ne concediamo l'opportunità. 

Scrivo poco, qui, adesso. Non perché il viaggio sia finito, tutt'altro, ma perché questo diario, che è il diario di una ricerca, ha ottenuto il suo scopo e non c'è più motivo di analizzare, qui, quello che accade altrove. Il viaggio continua, ma è un viaggio privato.
Io sto bene.

domenica 17 aprile 2016

Sorprese

Entro, mi guardo intorno e leggo una data: 19 Luglio 2014. Sono quasi due anni che non scrivo qui. Vado con la memoria al tempo trascorso, alle azioni svolte e al pensiero che le animava e mi dico che sì, è esatto. In questo tempo non ho avuto nulla da aggiungere a questo percorso perché questo non è un diario o, se lo è, è un diario che parla di rapporto e, per appoggiare le dita sulla tastiera, occorre che accada qualcosa che muove il pensiero e che suona con una parola: trasformazione. Così, accade che guidando verso sera in direzione di una cena improvvisa si presenti una immagine di gite domenicali e automobili stipate, di un pianificare concreto che è diverso in tutto dal sogno a occhi aperti, di un desiderio senza bramosia. E di una parola, famiglia, che non fa paura, e suona dolce. Ho sognato un cane bianco, tozzo, massiccio, dal muso stondato, di nome Aldo. "Il cane significa fiducia", mi dicono, e penso che forse sì, e la memoria va a un diverso cane bianco, sognato ma non da me, e a una famiglia, la famiglia che mi sono scelto, che presto sarà qui, riunita, per un abbraccio che è anche una presentazione. Su un divano azzurro un pensiero nuovo mi coglie alla sprovvista, sul tavolo accanto un puzzle mi ricorda che, forse, la felicità è questo trovarsi senza essersi cercati, questo incastrarsi privo di tensione, questa naturalezza che accompagna ogni novità. E per oggi basta questo.