sabato 20 novembre 2010

Conosci i tuoi pesci.


Non c'è dubbio che al mondo esistano molti diversi generi di pericoli, e nessun dubbio sul fatto che, spesso, i pericoli più grandi vengano proprio dai nostri simili. Ecco che allora si preferisce disumanizzarli, quantomeno nel lessico, e parlare di squali, di iene, di lupi, in una semplificazione che non semplifica ma complica le cose perché gli squali non si mangiano fra loro, né si fanno la guerra, rispettosi più di noi della teoria dei giochi e di ogni matematica razionalità. Rifletto sulla vicenda di Paola Caruso, ex co.co.co. per sette anni al Corriere della Sera che, non vedendo rinnovato il proprio contratto, ha deciso di indire uno sciopero della fame, e di pubblicizzare il suo gesto su internet. La rete è così: se becchi la ola, per un paio di giorni non si parla di altro, e allora ecco un fiorire di articoli sul precariato, sulle dinamiche del lavoro oggi, sui sindacati, sulla crisi. Tutte cose vere, che necessiterebbero di riflessioni più lunghe del tempo necessario a leggere l'articolo (e a questo proposito io vorrei tanto tanto capire perché alcune riviste femminili prima dell'articolo ritengano doveroso avvisarmi del tempo medio di lettura: hanno paura che mi scoraggi? Ci sono davvero persone che se l'articolo servono più di tre minuti per leggerlo lasciano perdere? A me questa cosa terrorizza più dei lampi Gamma. No vabbé, uguale). Soprattutto, sono cose che avrebbero bisogno di azioni conseguenti a tali inattuate riflessioni, che nessuno fa e che nessuno sembra intenzionato a fare, e che invece vengono ridotte a chiacchiera, a palinsesto spendibile nel tritatutto mediatico, giù insieme alle inchieste di mafia alle sentenze che non sentenziano nulla e nessuno e a quelle che invece spiegano tutto e fanno nomi e cognomi anche se poi le persone dietro quei nomi restano impunite ed impunibili, tutto insieme con il calcio e le modelle in perizoma e i camorristi arrestati che sorridono in camera come fossero ospiti al grande fratello e per un'attimo ti chiedi chi abbia ragione, tu che li guardi o loro che sorridono, ed il mondo di merda in cui ci toccherà vivere e che lasceremo, ulteriormente peggiorato, a chi verrà dopo. Ma il tutto detto così, con la rapidità necessaria a non percepire l'orrore, allegramente e senza drammi prima di cena che tanto domani è un'altro giorno. E alla fine leggo un blog che mi piace e scopro che gli squali, in questa storia, non portano giacca e cravatta. E mi chiedo per quale motivo nessuno, in tanto clamore, trovi normale porsi il dubbio che, forse, una giornalista che trasforma gli squali in mammiferi, non ci mancherà.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati, i commenti anonimi non vengono pubblicati.