martedì 7 settembre 2010

Zavorre


In macchina, solo, giro col bagaglio minimo. Allenato dai traslochi, dai cambiamenti, da rivoluzioni che a dispetto del nome non sono un girare su se stessi, getto fuori zavorra, più leggero ad ogni passo. Sgombro gli scatoloni, ritrovo cose che credevo perdute, una spolverata, il tempo di rimirarle un secondo, di dedicar loro un sorriso, poi via. Le cose odiate per prime, quindi le cose inutili, dunque le utili ed infine le amate. Persino i libri, feticcio adorato, penso di sgomberare a breve. Faccio posto, perché il nuovo trovi spazi da riempire. Getto alla fine anche gli oggetti che uno chiama ricordi, che non servono a niente, perché c'è la memoria, che rimodella e reinventa il passato, aggiungendo o sottraendo particolari a seconda del momento, ritrovando da sola attimi, odori e suoni che un simbolo può solo mortificare, imprigionandoli in una forma data. Non rinnego nulla, nella memoria restano gemme preziose, ma le cose finiscono per legarci, richiedono cura e attenzione, ed io ho troppa strada da fare per restare indietro. Quello che ero non è quello che sono, quello che è stato non è quello che è. La memoria è una cosa viva, il ricordo un cadavere. E poi non voglio che qualcuno si trovi all'incomodo di rassettare la casa e smistare ciò che si tiene da ciò che va nel cassonetto, a valutare l'enigma di un fiore essiccato o di un oggetto misterioso. Mi muovo veloce, cercando di staccarmi dalla mia stessa ombra e, col timore di perdermi, spero invece di trovarmi.

2 commenti:

  1. non sono d'accordo. il ricordo non è un cadavere. una cosa che diventa ricordo è come se ci lasciasse dentro un'impronta. se hai per caso l'impronta di una felicità allora hai prova che può esserci, quella felicità, può esistere, l'hai trovata. E la speranza di ritrovarla prima o poi ti porterà avanti. Se dentro un c'hai un cazzo andrai avanti albuio o nella nebbia, come fanno molti, che collezionano status e persone per rientrare in certi ranghi. ma sempre in superficie, senza lasciare traccia, senza esser toccati. la reliquia, è cadavere. è l'immobilità, il sacro che imprigiona.

    chissà che spremuta, con quell'aranciona :)

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  2. Veramente io per ricordo intendevo più tipo "a Faenza andai, a te pensai, questo ricordo ti portai" :D

    Inteso come oggetto, quindi. Se hai avuto una felicità lo sai, ce l'hai dentro, ne hai memoria, non ti serve un cazzo di soprammobile per testimoniarlo, sennò diventa feticismo, reliquia appunto.

    L'aranciona è buonissima, non berrei altro!!

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