mercoledì 5 ottobre 2011

Tornare a est.

Leggo molto, in questi giorni, sulle leggi inevitabilmente sempre più infami che questa classe politica continua a sfornare, ormai avvitata su se stessa in una caduta verticale di cui si comincia appena ad intravedere l'esito finale. Nessuna sorpresa, la soppressione delle libertà civili diventa sempre più brutale ed evidente quanto più si esaurisce il consenso che finora aveva consentito a costoro di rinunciare, pur malvolentieri, al manganello. Una rinuncia post ideologica, amorale, mantenuta finora per pura convenienza, per solo calcolo del rapporto costi/benefici. Più il consenso si erode, tanto più manifesta diventa la violenza del potere, in una progressione geometrica il cui esito disastroso è ormai difficilmente disinnescabile. Una delle conseguenze positive, volendo trovarci del buono, è che molti cominciano ad aprire gli occhi, ma sempre molto lentamente. Prendiamo il caso di Wikipedia e del famigerato decreto "ammazzablog": si paventa la chiusura dei blog italiani, Wikipedia oscura la prima pagina e, quindi, la popolazione (quella che ancora ha una relazione col mondo in cui vive, e non credo sia la maggioranza), giustamente, si indigna e si mobilita. L'Italia, si legge, rischia di diventare come l'Iran, la Birmania o la Cina, e la notizia dell'articolo 29 riempie le prime pagine dei giornali. E questo accade giustamente, anzi è una bella cosa che ci dimostra che siamo ancora capaci di indignarci, tutto sommato. Però, quando domattina l'articolo 29 sarà emendato o stralciato dalla norma, come appare ormai ovvio, l'effetto sarà che tutti parleranno di questa "vittoria", e diverrà impossibile mantenere lo stesso livello di attenzione su tutti gli altri articoli, ugualmente liberticidi e infami, di quel decreto legge. Mi torna in mente quel piccolo gioiello di leggerezza e poesia che è "A Ovest di Paperino" e, in particolare, alla scena in cui Athina Cenci avvicinava uno sconosciuto.

«Scusa, c'hai mica centomila lire?»
«EH???»
«T'ho fatto paura eh? Dammi cento lire, vai!»

Ecco, la classe politica attuale perpetra da anni lo stesso giochino, anche se in modo violento, privo della fantasia del film. Minacciano di chiudere internet, poi quando lo sdegno costringe alla ennesima, prevista marcia indietro (ma se non ci fossimo sdegnati sarebbero stati ben felici di andare fino in fondo, di questo non bisogna dubitare nemmeno un secondo), approfittano del momento in cui tutti tirano il fiato per infilare qualche altra porcata. Siamo in mano a dei dittatori, non violenti soltanto finché la violenza non converrà. Coi dittatori non si tratta né si firmano tregue.

2 commenti:

  1. Secondo me qualcosa serve proprio per attirare l'attenzione e distrarre.

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  2. Infatti, ti infilano lì nel mezzo al decreto una frase tipo "..e poi vi s'ammazza tutti", qualcuno la nota, dice "eh?" e quelli "no via, un vi s'ammazza" e nel relax del sospiro di sollievo ce lo piantano nel diociliberi, per citare il Sardelli.

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