venerdì 22 aprile 2011

Libertà non è star sopra un albero


I post si intrecciano, i commenti si allungano e leggendo leggendo mi viene una riflessione sulla malattia e sul suo opposto, la salute. Su un sito che trovo rimbalzando leggo un articolo interessante, che spiega bene i meccanismi con cui le multinazionali farmaceutiche, ormai, non si limitano più a vendere i loro prodotti chimici per curare patologie per le quali non hanno nessuna efficacia dimostrata, ma che ormai si inventano direttamente le malattie, così poi possono inventarsi anche la cura. Il terreno più fertile è ovviamente la malattia mentale, perché pare che nessuno, o forse sarebbe più esatto dire quasi nessuno, è mai riuscito a tirare una linea che delimitasse cosa è malattia mentale e cosa non lo è. Ma senza una linea che segni il confine tra sanità e malattia, svanisce anche la possibilità di una cura. Con il corpo è facile, ti infili il termometro, conti il tempo, poi lo estrai e leggi sul vetro la temperatura. Vedi? Il 37 è in rosso. 36 e nove ed è solo un'alterazione, stai bene, vai a scuola, 37 e uno e stai a casa. Facile. Con la psiche non è così semplice. Tra una madre sana che fa un figlio sano ed una madre anaffettiva che fa il figlio schizofrenico il comportamento esteriore può benissimo essere indistinguibile. Il pazzo che stermina la famiglia perché sente le voci è spesso, quasi per definizione, una persona normalissima il cui gesto lascia basiti vicini e conoscenti, perché se tu sei matto e parli coi folletti nel privato di casa tua, quello non è un disagio che coinvolge la società, e quindi non esiste, non finisce nei prontuari. Poi magari quello stesso che parla coi folletti dopo qualche anno fa una strage, ma la cosa era imprevedibile, non aveva dato segnali. E tu diresti ma come no, parlava coi folletti!! Ma quella è libertà. Libertà di essere malati, malattia come identità. Un uomo che vorrebbe scopare un manichino, a me tanto sano non sembra, però se lo fa nel privato di casa sua è libertà, e anzi c'è chi si mette a produrre i manichini più veri del vero e così tutti sono felici. Certo, quello è uno che si tiene una bambola di donna a grandezza naturale nell'armadio, la veste, gli fa il bagno e se la porta a letto, però è normale, magari ci lavori insieme per anni e nemmeno lo sai. Molti anni fa in un sexy shop in cui ero andato a comprare del materiale per una foto (lo so, sembra una scusa ma non lo è), mi hanno offerto una testa vibrante. E quindi so che esistono persone che magari tornano a casa la sera con una testa vibrante sottobraccio Qualsiasi cosa sia. Libertà è un concetto difficile, mica vuol dire che uno può fare tutto, che tanto è tutto uguale. Questo è quello che intendono in America, però si riferiscono al mercato e non all'uomo. Che è giusto poter inseguire la propria felicità, ma se questa consiste nel fare a pezzi la gente forse una domanda bisogna porsela a prescindere dal fatto che uno poi le sue fantasie le realizzi o meno. Forse nemmeno è vero che Libertà è partecipazione, come cantava Gaber. Mi verrebbe da dire che uno è libero se è sano e felice. E penso, un matto è libero di non esserlo più? No. Perché la malattia è la sua gabbia, la possibilità che esclude tutte le altre. Un matto forse si può curare, ma serve una azione esterna, quindi forse la malattia mentale è un sistema chiuso, che non contiene al suo interno l'energia sufficiente ad uscirne. Leggo, che non contiene più la capacità di immaginazione, la fantasia necessaria a diventare altro. Il fatto è che il morbillo si vede, ti vengono i puntini rossi, la malattia mentale no. Questo per le case farmaceutiche è una manna, perché se io ti dico che tuo figlio non va bene a scuola perché non gli dedichi tempo e attenzione e affetto, perché lo lasci otto ore di fila a rincoglionirsi davanti alla televisione e per cena gli molli un pacchetto di patatine, ti metto in discussione, ti rompo i coglioni. Ma se invece ti dico che tuo figlio ha un deficit dell'attenzione, una sindrome da iperattività e che col Ritalin gli passa, tu a dargli il Ritalin non solo non hai dovuto muovere un dito né cambiare una virgola della tua vita, ma fai anche la figura del genitore premuroso che compra le medicine al suo bambino speciale. Se poi dopo qualche anno il Ritalin si scopre che fa male o che, come per l'80% degli antidepressivi, non ha nessuna valenza terapeutica, che ci vuole? Nulla: basta cambiare idea, il deficit di attenzione non esiste più, ci si  inventa il disturbo bipolare, che nessuno sa cosa sia, lo si scrive nel DSM e si decide che quello che prima era una cosa, adesso è un'altra. Come si descrive una malattia nel DSM? Da quel poco che capisco, come se fosse un'oroscopo, in modo tanto generico da farci rientrare di tutto. Sei una persona sensibile ma a volte la tua sensibilità è un limite e non riesci a comunicare con gli altri! Venere in pesci? No, ansia sociale. Sei pieno di vita e di energia, ma ci sono momenti in cui non avresti voglia nemmeno di uscire di casa! Mercurio in leone? No, disturbo bipolare. E via così. Che se uno se lo legge di fila scopre che ce le ha tutte, le malattie. Anche la Bilharziosi che è una rogna di quelle vere. Secondo me le case farmaceutiche pagano le celebrità per dichiarare che hanno una certa malattia, perché così diventa di moda. Michael Douglas è stato in una clinica per Sex Addicted, ma esiste una cosa così? E poi, dopo che c'è stato lui, ma che non vuoi andarci anche tu, a far vedere a tutti che trombi così tanto che è diventato un problema serio? Ora la moglie ha dichiarato che si sta curando per un disturbo bipolare e subito tutti a fare a gara e a dire anche io anche io. Che se ho gli sbalzi di umore perché il direttore di banca mi telefona per rientrare del fido è una cosa, se soffro della stessa malattia che ha anche Catherine Zeta Jones, è tutta un'altra. 

3 commenti:

  1. Però vuoi mettere dire "Cioè, c'ho la stessa malattia di Catherine Zeta Jones!"...
    Al che te puoi anche rispondere "Si, ma perchè sei spiccicata Antonio Banderas?"
    Che è anche più ganzo!

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