domenica 24 aprile 2011

Fili

Provo a seguire il filo del discorso ancora un po', adesso che siamo arrivati a parlare della felicità. E mi chiedo, il nostro modello sociale facilita o impedisce la felicità? Si è felici quando si è appagati, quando siamo in grado di realizzare i nostri desideri. Desidero una casa, riesco a costruirla dove e come volevo, sono legittimamente felice. La società capitalista rende l'uomo infelice, perché l'infelicità è condizione del consumismo. L'uomo non ha rapporto col risultato del proprio lavoro, ed i suoi desideri sono artificialmente portati, attraverso la pubblicità, verso sogni irrealizzabili. Il desiderio sessuale viene dirottato verso un modello di donna, o di uomo, inesistente, artificiale, mostruoso. La bellezza che campeggia nei poster è il risultato di ore di ritocco fotografico, di alterazioni delle proporzioni. Gambe e collo che si allungano in proporzioni preadolescenziali, gli occhi si fanno enormi come in un cucciolo, le labbra sproporzionate richiamano una sessualità matura in un corpo artificialmente reso acerbo. Alieni. E mi viene da pensare che questo immaginario erotico abbia anche a che fare con la pedofilia, che sarà pur vero che è sempre esistita ma non mi pare in questa misura. Se a diciotto anni il mio desiderio sono quattro ruote coperte per andare al mare con gli amici e mi compro una 126, sono felice. Ma se il mio desiderio è una ferrari o una porsche, perché la pubblicità mi ha convinto che con quegli oggetti la mia vita sarà completa, e senza sono solo un poveraccio, sono destinato all'infelicità. Tempo fa leggevo su una rivista che la Porsche Cayman S fallisce il suo obiettivo perché, pur essendo una bellissima automobile che costa quello che un operaio guadagna in sei anni, testimonia il fatto che la propria vita è stata di successo, ma non tanto quanto avremmo voluto, perché altrimenti ci saremmo potuti permettere la più costosa 911. In pratica un'auto che dà a chi la possiede, ed ha speso bei soldi per averla, la patente dello sfigato, del vorrei ma non posso. Nel modello capitalista, nessuno può essere felice, altrimenti il giochino crolla. Berlusconi è un infelice che paga tutti coloro coi quali è in contatto, nella certezza interiore che nessuno gli si accosterebbe gratis. Pare fosse stata Coco Chanel a dire "non si può mai essere troppo ricchi né troppo magri", e a me sembra che questa frase sia un buon punto di partenza per l'infelicità. Un mondo di anoressiche pronte a tutto per comprare cose di cui non hanno bisogno e a cui delegano una felicità irraggiungibile. Un mondo di uomini che delegano agli oggetti una identità che non hanno, e al potere economico una vitalità inesistente, una assenza di fantasia. Il capitale ormai è tanto forte e accentrato che non ha più bisogno nemmeno della religione per svolgere quella funzione di controllo sociale che tutti gli spiritualismi hanno sempre portato a chi detiene il potere. Infatti tutte le religioni predicano una felicità in un mondo diverso da questo, ed esortano alla rinuncia, al distacco, al porgere l'altra guancia. E a chi ti schiaffeggia la cosa va benissimo così. Gesù un rivoluzionario? Ma non scherziamo. Oggi il capitale svolge la funzione della religione e, a chi rinuncia a realizzare autonomamente la propria vita, offre una via d'uscita, un miracolo in cui il deus ex machina non è più la divinità ma il gratta e vinci, il win for life, la lotteria, la grazia catodica del grande fratello. Occorre un pensiero nuovo che metta l'uomo l'essere umano al centro, che restituisca alle persone la capacità di essere felici, e quindi la possibilità di realizzare la propria felicità. 

20 commenti:

  1. In vero ho sempre pensato che anche nella donna non infantilizzata della pubblicità ma anche in quella "matura" di certa pornografia o comunque in tutte quelle rappresentazioni della donna adulta o comunque giovane ma nn infantile, vi fosse comunque un oncia di pedofilia. Perchè? Lo trovo nell' "obbligo" della depilazione specie del pube. Ok, l'immagine che vien fuori è di una sorta di pulizia ma invero, l'unico momento in cui noi donne siamo senza pleuria è nel momento dell'infanzia esattamente come voi maschietti...Si inizia con le gambe e le ascelle poi si assottiglia sempre di più "là sotto". Un tempo era richiestissimo durante le copule matrimoniali, in certe culture patriarcali è addirittura una ossessione.

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  2. La negazione della maturità del corpo adulto credo vada di pari passo con la mignottizzazione crescente della figura infantile. Rimango perplessa e sconcertata di fronte a un assortimento di indumenti per l'infanzia sempre più ammiccanti maliziosamente ad una sessualità che ovviamento non è naturale vedere in una bambina. E sto parlando della primissima infanzia. Mi è stato dato della bigotta bacchettona di fronte alla mie riserve di fronte ad un completino stile burlesque taglia 9 mesi che ho ricevuto in regalo per mia figlia. Ho colto, certo, l'intento scherzoso tanto del modello quanto del regalo, ma mi chiedo che necessità ci sia di proporre per una bambina così piccola un abbigliamento palesemente ispirato ad una neanche troppo latente provocazione sessuale, che scimmiotta pose e atteggiamenti tipici di modelli e situazioni assolutamente alieni da una sana idea di infanzia. E non vedo perchè promuovere questo accostamento. Perchè vestire una bambina infante di borchie e reggicalze? Sinceramente ci vedo del morboso.

    Infantilizzazione della donna, ma non solo, è anche il dare per scontato, anzi, il promulgare come verità riconosciuta, che ogni essere umano di sesso femminile per essere felice abbia bisogno di un solitario, che trovi il massimo dell'appagamento personale riempiendosi casa di paia di scarpe, e il massimo della realizzazione nello shopping selvaggio. In fondo questo vale anche per l'universo maschile (il discorso della Porsche). Il desiderare continuamente oggetti inutili mi sembra una prerogativa dell'infanzia che per ragioni ovviamente di ordine economico consumistico è stata estesa alla durata intera della vita di ogni essere umano socialmente integrato. O almeno questo è il messaggio che passa dall'universo pubblicitario. Scusate l'intrusione "mammesca" nelle vostre dissertazioni squisitamente intellettuali!

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  3. Al di là del fatto che io rimanevo, anni addietro, sconcertata dai completini da mare reggiseno/slip per bime di quattro anni...A che pro? E' una bima non ha bisogno della parte di sopra! Credo che il principio fosse lo stesso...

    L'intellettuale è Giovanni, io, si e no, sono la scheggia impazzita!!

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  4. @Paperplanes: concordo, anche se devi ammettere che il pelame è in alcune situazioni è poco pratico! :D

    @SuSter: Averne, di intrusioni mammesche come le tue! Sono d'accordissimo, la mignottizzazione dei bambini è visibilissima, e ovviamente ha conseguenze devastanti, tra cui una adolescenza precoce che in alcuni casi arriva verso gli 8, 9 anni. Riempiti fin da bambini da modelli che esprimono una sessualità esplicita, penso ai cartoni animati moderni, ai trucchi, alla pubblicità, ci sono bamnbine che chiedono di depilarsi le gambe a 7, 8 anni. E ci sono madri che acconsentono! E' finita sul giornale una tizia inglese che fa il botulino alla figlia di 8 anni perché vuole che sia bellissima e diventi una star della televisione. Che cosa si aspetta a levarle la patria potestà ed affidare la bambina ad una famiglia sana? Mi si dirà, il botulino non è una violenza esplicita, qualcuno anzi potrebbe vederci una forma di attenzione, di cura nei confronti della piccola. A me sembra un comportamento criminale da parte di una che non sta bene, che va curata. Ho due figlie, una di 22 anni una di 4 e mezzo, e non ho potuto fare a meno di notare come il cartone più amato dalle bambine, le Winx, proponga un modello femminile "mignottissimo". Minigonne inguinali, calze a rete, tacchi altissimi, gambe sproporzionatamente lunghe, non dovrebbero essere modelli femminili, visto che impongono una idea di bellezza stereotipata ed esclusivamente esteriore, priva di contenuti. Tantomeno dovrebbero esserlo di bambine così piccole, che invece sono esattamente il target di riferimento della produzione. E mi chiedo se non sia criminale chi usa certe leve consapevolmente, producendo selezionando e mettendo in onda porcate simili. Io qualche anno di galera glielo darei. Per ora mi devo limitare al fatto di non avere la televisione, e quando comunque il messaggio arriva, perché arriva, dalle amiche o dai giochi, dire semplicemente che è brutto, che le winx sono brutte perché hanno le gambe troppo lunghe e secche, far vedere che sono dei mostri. Mica basta, ma intanto è un punto di vista diverso. E non penso sia un semplice "si stava meglio prima" dire che Heidi o Candy Candy erano modelli assai più sani per le bambine, visto che proponevano un corpo ed un universo nei quali si potevano riconoscere.

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  5. @Paperplanes: Intellettuale? Moi? lei si confonde ;)

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  6. Penso che il problema del “mignottismo” delle Winx sia più nel contorno che propone i personaggi piuttosto che il modello in sé, che comunque concordo sia alquanto ambiguo, non le amo sia per una estetica di tutto il cartone , sinceramente bruttissima e diseducativa, che per un tutto vuoto e scimmiottato, privo di significato.
    Il problema di certi cartoni attuali è che sono uno scimmiottamento di alcuni particolari di quelli vecchi, con una scopiazzatura -e brutta- di una estetica, con contorno usato ed abusato di computer grafica che tanto-fa-anime (ma dove??).
    In Giappone i cartoni sono suddivisi per sesso e fascia di età (o almeno lo dovrebbero essere ancora) cui si propone di tutto secondo l'età stessa (Osamu Tetsuka, mi pare, fece un bellissimo cartone in cui semplicemente si spiegava ai bambini come nascono i bambini, attraverso una storiella apparentemente inseribile nella categoria “maghette”) e questo nonostante in anni recenti si sia un po' pensato gli anime anche per l'esportazione (che sia per questo che recentemente fanno un po' pena?) quindi c'è anche un po' di auto censura, in più...molti di quelli che abbiamo visti erano per quelli della nostra età o anche di più ma erano fatti in maniera tale che se tu fossi di dieci o di quindici andavano bene perchè trattavano bene l'argomento, tratteggiavano bene il personaggio eccetera...Pensa solo al sopracitato Osamu TetsuKa, i suoi cartoons erano speso malinconici e tristi a volte cupi ma il tratto ed il target era per bambini, idem per Leiji Matsumoto...
    Candy Candy, sopratutto in paragone con Lady Oscar, era un po' pomposetto e molto alla “Piccole Donne” con in più questo lato maschiaccio (Candy si arrampicava sugli alberi e usava il lazo) ma restava un po'...bimbetta, anche se diventava infermiera diplomata non avevi l'impressione di un maturamento anche fisico...però era ottima per le bambine e direi anche Sailor Moon, con le gonnelline svolazzanti e la stupidità di Bunny e NONOSTANTE le censure ridicole di Mediaset, era più adatto alle bambine che le Winx...
    Ora si è (ri) scoperto Miyazaki perchè ha quell'universo ancora fantasioso ed infantile, un po' idealizzato ma è solo la parte assolutamente più superficiale della cosa e si tralascia il fatto che, come molti autori giapponesi maturi, SA raccontare, e raccontare i sentimenti cosa che -ad esempio- gli Americani nn sanno fare o almeno nn sempre e non dimenticano che anche i bambini si innamorano o detestano o combattono a modo loro che possono distinguere il bello da brutto se gli dai la possibilità di scegliere...Roba come le Winx è pensata per NON dare questa possibilità, secondo me,anche perchè inserita in tutta una serie ci contesti che non dà scelta...
    Ci sono altri cartoons belli per bambini/e tipo un BenTen, che mi pare buono oppure un Pocoyo che penso piacerebbe pure a te ed è assolutamente per bambini!
    E' come se avessero preso i cartoons per ragazze grandi (o anche per ragazzi grandi) ne avessero estratto i lati più superficiali e li avessero buttati in pasto alle bambine (sbagliate) come capita, alla cazzo di cane, diciamo! Tanto son piccine e ingoiano di tutto! Che poi ci possa essere anche qualcosa di premeditato in quanto promozione per altre cose come giocattoli, abbigliamento e quant'altro, è un altro discorso ma non lo escluderei visto quel che c'è sul mercato.

    Comunque io darei a tua figlia massicce dosi di vecchi cartoons e magari dare una occhiata a quelli nuovi, ce ne sono di buoni e basta cercali, il fatto che magari solo lei li conosca potrebbe essere un incentivo anche per le altre...Chissà.

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  7. stai su una piattaforma blog pagata da google

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  8. @ecudielle: A me sfugge il senso della tua precisazione, soprattutto se tento di legarlo al post e di seguirne le implicazioni. Comunque, ne ero cosciente, grazie.

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  9. Finchè paga Google chi cazzo se ne frega!!!

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  10. I cartoni made in japan per bambine sono sempre stati un poco inquietanti, a mio parere... ai miei tempi c'era Creamy e Magica Emy(a proposito di modelli), e poi le terribili Jam e le Ologram, molto anni '80, decisamente. Fortunatamente io guardavo i Cavalieri dello Zodiaco (oddio,un pochino ambigui anche quelli), Carletto il principe dei mostri e Yatta-man!
    (Ragazzi ma quanto scrivete?!)

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  11. PS. E poi i miei mi facevano andare al mare in slip fino agli undici anni suonati perchè tanto ero una bambina e io mi vergognavo come una ladra! Va be', anche quello è esagerato. Ma una via di mezzo magari...

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  12. Puntigliosamente e saccentamente, faccio notare che Jam e le Ologram (di cui apprezzavo solo la sigla in quanto ben animata) NON erano Jap. Americanissime...Creamy e Magica Emy erano le quasi moderne rappresentanti del vecchio genere "maghette" bambine che grazie a magici poteri, uno specchietto, dei bon bons, anche essendo principesse di regni magici e via discorrendo, divenivano momentaneamente adulte e risolvevano problemi, infondo ad una certa età lo sognavano tutte...in linea generale...
    Ma ammetto che l'argomento figura femminile nei cartoons jap sia alquanto ampio e complesso da discutere!

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  13. A me finchè nn me ne accorsi no mi esava alcun chè del mio corpo...ed avevo il costume da nuoto sportivo, pappero!!!

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  14. ho letto capitalismo, ho pensato che fosse contestuale discutere del modello economico che consente a noi di scrivere gratis e a google di investire in pubblicità che poi fa venire i "cattivi desideri" e immignottisce le vostre bambine.

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  15. @ecudielle: ovviamente è tutto così semplice. E domattina sistemiamo questa storia dell'effetto serra, se hai tempo, ok?

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  16. non ho detto che è semplice. Ho detto che è connesso. Non penso di volere risolvere l'effetto serra ma sapere che un grado in meno di riscaldamento in casa contribuisce.
    Il capitalismo invece lo vorrei eliminare. Non mi pare riformabile. Ne conosco i teratomorfismi e gli epifenomeni. E sono sempre responsabile di quello che faccio (e scrivo).
    Pecco di pesantezza, ahimè lo so.

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  17. O forse sì, perché no? Dai andiamo insieme domattina a risolvere l'effetto serra. O anche risolvere la mia serra che si sfascia a ogni vento.

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  18. @Paper: grazie per la precisazione. Chiedo venia per l'inesattezza. In effetti il dubbio mi aveva sfiorato su Jam. Comunque non sono proprio la coerenza fatta persona, perchè ammetto che le guardavo, pur non impazzendoci: mi cuccavo passivamente ciò che passava la tele alle 20.00.Purtroppo mi mancano termini di paragone con la tv moderna perchè le winx non le ho mai guardate, e non so bene in cosa differiscono dalle nostre maghette. Comunque Creamy diventava adulta per cantare ed esibirsi in uno show, e Amy, va be', lei faceva spettacoli di magia, niente da dire. Tutto sommato siamo cresciute senza complessi anche se non siamo diventate tutte Amy e Creamy...

    @ecudielle: ma allora, siccome uso google, non ho diritto di esprimere la mia opinione se qualcosa non mi piace? NO, non credo che la pubblicità mignottizzi automaticamente mia figlia. Immagino che il punto di riferimento principale per lei sarò sempre io, prima della tv, per cui non mi preoccuppo più di tanto di questa eventualità. Con tutto il rispetto per Google e i suoi sponsor che mi permettono di esprimermi con le mie idee e i miei atteggiamenti da no-global del piffero.
    Mi spiace per la tua serra!

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  19. @ecudielle: eliminare il capitalismo è semplicemente impossibile se non si ha qualcosa di diverso e migliore da proporre. Occorre un pensiero nuovo che sappia superare Marx, un pensiero in cui la felicità dell'individuo sia al centro. Io una proposta concreta non ce l'ho, però intanto studio, ascolto, colgo echi. Qualcosa si muove, mi pare.

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  20. Non mi ritrovo nella dimensione contemplativa, ma solo in quella attiva. Ed è il motore con cui faccio il lavoro che faccio. Erodendo spazi alla dinamica del capitale. Creando spazi alla asserzione della cittadinanza di tutti, soprattutto coloro a cui è negata.
    È la mia opera e la mia azione (secondo le categorie di Arendt).
    Buono studio, ascolto, raccolta

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