lunedì 31 maggio 2010

Cambiamenti.

A volte si trovano affinità elettive, persone che chiami amiche a prescindere dalla frequentazione, semplicemente perché le immagini che avete dentro sono simili, si chiamano, risuonano. Penso a questo mentre aggiungo questa immagine del mio amico Luca. E penso se davvero sia così che vanno le cose. In questo momento di rivoluzione vera, profonda, io guardo indietro e non dimentico affatto. Eppure qualcosa che era non c'è più, scomparso, perduto in un trasloco, un cambio di tono, un momento di assenza. Ci sono cubetti che si staccano dalla testa e ti aspetteresti dolore, e invece il distacco è lieve, come di pelle morta, segno che il sangue non scorreva più da tempo, da quelle parti. Cambiamento, una parola che spaventa, convinti che tutto debba restare immutabile ed invece è vero il contrario, che solo le cose morte restano immobili e finché siamo vivi non una sola cellula in noi è più vecchia di sette anni. Cubetti volano via come scatole in cui riponiamo una idea di noi stessi, e a volte ci si sveglia e l'idea non corrisponde più a quello che siamo diventati, così la scatola da scrigno diventa fardello. Cubi come stanze, case in cui trovare il proprio posto per poi perderlo di nuovo, ancora e ancora, come in un processo di raffinazione. In tutto questo la memoria resta, leggera come un dipinto di Carl Larsson. Nel frattempo cerco di tenere meno possibile, viaggio senza bagaglio e senza rete e anche se presto attenzione alla strada, faccio di tutto per non perdermi le stelle, su in alto.

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